curiosità stroriche padovane  1°
GRATICOLATO ROMANO
Antonio Valenti

Le popolazioni venete non furono mai assoggettate dai romani, ma da sempre furono loro alleate e poi integrate nell’impero romano. Nelle guerre puniche, ad esempio, su circa 100.000 soldati complessivi, a fianco dei romani c'erano 20.000 fra Veneti e Galli Cenomani.

Con l’imperatore Augusto (63 a.C. - 14 d.C.) inizia un periodo di pace e prosperità chiamato "pax augusta", che durerà circa due secoli e in cui egli suddivise l’Italia in undici circoscrizioni (Regio). Quella di Venetia et Histria, ultima a far parte dell’Italia augustea, era la decima ( X REGIO ).

Molti soldati furono congedati e per dar loro come “liquidazione” del servizio prestato nelle legioni, a ciascuno di chi lo avesse desiderato in luogo di moneta, fu assegnato un appezzamento di terra delle regioni entrate nello stato romano.

La centuriazione (centuriatio o castramentatio) era l’organizzione territoriale agraria del terreno basato sullo schema che già adottavano nei “Castrum” (accampamento militare) e nella fondazione di nuove città, caratterizzata per la regolare disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti agricoli , che veniva diviso in centurie, quadrati di circa 710 metri di lato.

Ogni centuria è suddivisa in 8 fasce trasversali anziché le normali 10, da 2,5 actus (pari a 88,80 m). Si ipotizza inoltre che la centuria fosse divisa anche in 20 fasce longitudinali da 1 actus (35,52 m), formando un totale di 160 riquadri, ciascuno da 1,25 iugeri (3.154 m2) chiamati “heredia”. Le strade poderali o vicinali si chiamavano “cavinus”, da cui l’attuale “cavino” (dialetto: caìn)

I campi presentano una caratteristica lavorazione a bauletto con un colmo trasversale per permettere il facile scolo delle acque piovane e le strade poderali o capezzagne si chiamavano “cavinus”, da cui l’attuale “cavino” (dialetto: caìn)

Il territorio compreso tra Padova e Treviso, all’epoca, si presentava prevalentemente boscoso con alcune aree a prato o paludose e, sparpagliate qua e là, alcune capanne di legno e paglia, antenate dei “casoni”.

Qui fu realizzata la centuriazione nord-est di Padova (nota come “Graticolato Romano” o “Agro Centuriato Patavino”) , tra le attuali province di Padova, Treviso e Venezia, che occupa un’area di circa 250 km2 racchiusa fra i fiumi Brenta e Muson. Quest’ultimo – che non sfociava nel Brenta - in particolare costituiva sul lato nord il suo confine naturale, funzione che svolse anche per il territorio padovano fino al XV sec., cioè fino alla conquista di Padova da parte dei veneziani. Questa è la centuriazione più nota del padovano, altre ce ne sono nella saccisica e nella bassa.

Rappresentava la centuriazione “cis Musonem”, ossia "al di qua del fiume Muson" che segnava il confine con il municipio di “Altinum”. La centuriazione dell’agro patavino “Cis Musonem” comprende 21 saltus regolari e 6 parziali con circa 615 centurie pari a 123.000 iugeri, vale a dire 30.750 ettari.

Al tracciamento del reticolo di strade e confini poderali provvedevano gli “agrimensores gromaticis” (geometri) .

Sebbene per molti sistemi analoghi il centro geometrico della suddivisione agraria (umbilicus agrii) coincidesse con il centro geometrico dell'urbanistica cittadina (umbilicus urbi), in questo caso il cardine e il decumano massimi si incrociavano più a nord della città di Patavium, nei pressi dell'attuale San Giorgio delle Pertiche.

Il primo, prolungamento del cardine cittadino, corrispondeva alla via Aurelia, l'attuale SR 307; il secondo coincideva con l'odierna via Desman (che deriverebbe da decumanus), asse viario che procede tra i comuni di Borgoricco, Santa Maria di Sala e Mirano.

L'orientamento della centuriazione non è allineato esattamente secondo i punti cardinali e presenta rispetto a questi un'inclinazione di circa 14,5° gradi rispetto alla longitudine (est-ovest). In questa maniera, le strade seguono la pendenza del terreno e quindi il defluire delle acque, e si ha anche una migliore distribuzione della luce solare.

E' ancor oggi quasi perfettamente conservata la notevole regolarità con cui sono disposte le strade e i confini fondiari, visibilissima ancor oggi – oltre che avvertibile da chi percorre il territorio – dalle mappe e carte topografiche e, ancor più, dalle fotografie aeree o satellitari.

Un'annotazione interessante: agli incroci venivano apposti "cippi gromatici" o “termini muti di centuriazione” in pietra e, poiché essi rappresentavano i punti fondamentali per ogni misurazione successiva, quindi inamovibili, furono considerati sacri ed inviolabili, tant’è che su molti fu costruito un tempietto o “capitello”, poi sostituito da quello della religione cristiana. S’è perso il cippo ma in molti luoghi è rimasto il capitello.

 

 

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